20130619-084217.jpg 19/06/2013 Recife. Addio Rio. Forse arrivederci. L’Italia sbarca nel nord-est del Brasile e cerca di dare un senso compiuto alla prima vittoria di Confederations contro il Messico. A Recife c’è il Giappone di Zaccheroni, è necessario evitare passi falsi per non rimandare allo scontro diretto col Brasile il discorso qualificazione. Nell’Arena di Recife, gli azzurri affrontano la nazionale rivelazione allenata da una vecchia conoscenza del calcio italiano. Per Italia-Giappone Prandelli sta pensando sia il caso di fare il turnover. Una vittoria contro i “Blue Samurai” vorrebbe dire qualificazione garantita, il problema è vedere con quali uomini ottenerla, quindi se mandare in campo la squadra titolare e poi far rifiatare qualcuno sabato contro il Brasile, oppure se non sia il caso di fare subito qualche avvicendamento. C’è ad esempio la netta impressione che Maggio possa prendere il posto di Abate sulla fascia destra, e che qualcosa possa cambiare nel settore avanzato, dove Marchisio potrebbe essere avvicendato da qualcuno con maggiori propensioni offensive. Negli ultimi allenamenti è apparso molto tonico Giovinco, ma visto che dovrebbe essere confermato Giaccherini, che a Prandelli è piaciuto molto contro il Messico, la mossa di inserire la “formica atomica” accanto a un altro peso piuma potrebbe non essere quella giusta. Ecco allora che il tecnico ha dedicato particolare attenzione ad Aquilani, indiziato per una maglia da titolare. In attacco Balotelli ci sarà, nonostante il rischio squalifica in caso di nuova ammonizione, perché in questo momento il tecnico non vuole privarsene. Starà a Mario comportarsi a dovere, visto che non vuole perdersi il match di Salvador contro il Brasile. Di fronte ci sarà un Giappone messo non bene dopo la botta presa al Garrincha di Brasilia, un 3-0 frutto anche della stanchezza accumulata durante i viaggi per gli impegni nelle qualificazioni mondiali asiatiche e poi per arrivare in Brasile. In più Zaccheroni ha un elemento fondamentale come il laziale mancato Honda non al meglio della forma. Il nuovo Nakata non ha ancora i 90 minuti nelle gambe. Problemi analoghi li hanno anche Kagawa e Uchida, mentre l’interista Nagatomo continua a giocare pur avendo un menisco rotto. È una squadra particolare questa nazionale giapponese, frutto di un sistema calcistico che si fonda per prima cosa sullo sport universitario, un pò come negli Usa. Così chi arriva alla J-League, o va all’estero, proviene dal mondo delle squadre universitarie, con tanto di permesso che va chiesto dai club ai genitori degli studenti-calciatori prima della firma di contratti professionistici. Si spiega così che tra i 23 convocati di Zaccheroni ce ne sia soltanto uno, il n.16 Kurihara, non laureato. Gli altri, compreso il figlio di olandesi Havenaar, sono tutti dottori, e in questi hanno già stravinto la sfida con l’Italia. Tra loro spicca il portiere Eiji Kawashima, laureato in lingue: ne parla cinque, tra cui l’italiano, imparato ai tempi degli stage a Parma assieme al rivale di domani Gigi Buffon. Zaccheroni non ne mette in dubbio la presenza a Recife, nonostante qualche errore contro il Brasile. Di Alessandro Castellani
Fonte: ilmattino