COMUNICATO STAMPA

Il 6 maggio di vent’anni fa moriva Massimo Rao, artista di origine sannita ma di respiro internazionale. Vittorio Sgarbi, nel Catalogo della mostra del 1987 allo Studio Steffanoni di Milano, scriveva: “A guardarlo si resta stupiti della capacità condivisa soltanto da un altro isolato, Riccardo Tommasi Ferroni, di inventare la citazione, di alludere a qualcosa che pensiamo di conoscere ma che non esiste”. Rao è pittore difficile, a-critico nella sua fedeltà all’immagine e alla tecnica tradizionale, pittore che richiede un avvicinamento lento, progressivo per un piacere sottile, intellettuale, eppure non d’élite. Con il suo lavoro, evidentemente insieme con altri come Clerici, Annigoni, Ferroni, Donizzetti, De Stefano, ha riaffermato, già in tempi non sospetti, il ritorno alla pittura. La tecnica – scive sempre Sgarbi – è veloce, la definizione del disegno sicura. L’artista ama i panneggi, gli ampi drappi, i turbanti, tutto ciò che è suscettibile di piega. Egli è rinascimentale, barocco, neoclassico e romantico, indifferentemente e sempre con talento, ma è soprattutto il pittore della luna. La luna che domina i suoi quadri in modo ossessiva, conturbante. La luna – a dirlo con Rossana Bossaglia – come altro volto delle figure, cioè come maschera; e maschera anche di sé, dal momento che l’altra faccia della luna ci è ignota; luna come interlocutrice dolce ed infida dei solitari personaggi, sorridente nel suo inespugnabile silenzio. Rao ha la necessità di sperimentare, di creare, di percorrere e – come egli stesso affermava – di ricercare con emozionata voluttà “le strade d’accesso alle cose che oltrepassano la realtà” ed è per questo che le figure che dipinge “non fanno quasi mai nulla di preciso e di riconoscibile, loro semplicemente sono e, stanno soltanto rappresentando e portandosi dietro e addosso, come tutti indistintamente facciamo, la loro vita, così com’è, sotto gli occhi di tutt”.
Già il 6 novembre 1996, a solo sei mesi dalla sua morte, il Sannio, con una mostra organizzata da Tonino De Maria nel suo Centro Art’s Events di Torrecuso, a cura di Ferdinando Creta e l’intervento magistrale di Vittorio Sgarbi, tributò all’artista il giusto riconoscimento. Oggi, in occasione del ventennale della morte, la Provincia di Benevento ha voluto, nella programmazione degli eventi 2016 del Museo Arcos, rendere l’omaggio dovuto all’artista sannita, con un evento, ancora una volta, curato dal direttore artistico Ferdinando Creta e da Francesca Sacchi Tommasi, con il contributo di Vittorio Sgarbi. La mostra, con circa quaranta lavori, alcuni inediti, tra dipinti su tela e tavola, acquerelli, carboncini, disegni, scelti e raccolti sul territorio telesino tra collezionisti, amici e parenti, sarà presentata negli spazi espositivi del museo Arcos dal 13 maggio al 3 luglio 2016, e al di là della sua valenza scientifica, rappresenta il forte interesse che la critica, e non solo, continua a riservare all’artista sansalvatorese. All’inaugurazione – venerdì 13 maggio 2016, ore 17,00 – interverranno i curatori, il presidente della provincia di Benevento Claudio Ricci e i rappresentanti delle istituzioni locali e del mondo accademico.

Il Direttore Artistico
Ferdinando Creta
BENEVENTO
LUOGO: Museo Arcos
CURATORI: Francesca Sacchi Tommasi e Ferdinando Creta,
ENTE PROMOTORE:
Provincia di Benevento
COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 0824 312465
E-MAIL INFO: [email protected]
SITO UFFICIALE: http://www.provincia.benevento.it

Inaugurazione venerdì 13 maggio 2016, ore 17,00

APERTURA
Giorni di apertura: Martedì, Mercoledì, Giovedì, Venerdì, Sabato, Domenica
Giorni di apertura: Lunedì chiuso – Closing on Monday
Orario di apertura: dal mart. al ven. dalle 9:00-18.00 Sab. e dom. 9.00-13:00/ 15:00-18:00
Open from Tues. to Frid. 9:00 am–6.00 pm Satur. and Sun. 9.00 am–1:00 pm 3:00 pm–6.00 pm