20131022-133538.jpg «Non sarò mai un uomo normale». È un uomo, e un ex campione, nella bufera. Diego Armando Maradona, appena rientrato a Dubai dopo aver trascorso quattro giorni tra Milano e Roma, seguendo anche la partita del suo Napoli all’Olimpico, è stato raggiunto dalle dichiarazioni del viceministro dell’Economia, Fassina, e ha reagito con durezza. Si è spento così il sorriso dell’ex capitano azzurro, che aveva trascorso l’ultima serata italiana tra lo studio televisivo della Rai, ospite d’onore del programma «Che tempo che fa» di Fabio Fazio, e il ristorante «Da Giannino», covo di dirigenti, tecnici e giocatori del Milan. Una bella serata con il factotum Stefano Ceci e vecchi amici napoletani, come l’avvocato Angelo Pisani e l’imprenditore Michele Giugliano. Un abbraccio a Valeria Marini, Carmen Russo ed Enzo Paolo Turchi, seduti in un’altra sala del ristorante gestito da Lorenzo Tonetto, e poi uno show per i presenti: palleggi con un bicchiere. Tanta allegria e la promessa di rivedersi presto in Italia, probabilmente a Napoli, per la presentazione della collana dei Dvd «Io sono Maradona», realizzata con il giornalista Gianni Minà. Poche ore e si sarebbe scatenata la tempesta per il gesto dell’ombrello davanti alle telecamere a proposito dei sequestri dei rappresentanti dell’Agenzia delle entrate, sottolineato da un sorriso di sfida di Diego e dagli applausi di alcuni spettatori presenti al programma di Fazio. Una bufera sull’uomo che non è stato mai normale. E una reazione forte, alla sua maniera. D’altra parte, Maradona ha alzato il tiro perfino sul Papa e sui presidenti degli Stati Uniti, cosa potrebbe temere? «Il signor Fassina non faccia come Equitalia, che si fa pubblicità con i comunicati stampa, usando il nome di Maradona – il pensiero fedelmente riportato dall’avvocato Pisani – Non ho paura delle sue minacce e non mi sento un miserabile. Il gesto in tv? Non voleva essere offensivo ma solo satirico, in risposta all’ennesimo agguato tentato giovedì sera davanti a mia figlia, senza che mi fosse mostrata neanche l’autorizzazione del giudice». A quale agguato si riferisce Diego? Due rappresentanti di Equitalia si sono presentati nell’hall del lussuoso albergo di Milano e hanno consegnato una notifica a Maradona, alla presenza del suo avvocato Pisani. «Un atto dovuto, da ripetere ogni sei mesi», hanno spiegato i funzionari dell’Agenzia delle entrate. Il «contatto» con l’argentino non c’era stato nello scorso febbraio a Napoli, dove l’ex campione si era presentato per una conferenza stampa con l’avvocato Pisani, mirata a sostenere la sua tesi contro il Fisco. «Non sono un evasore, voglio arrivare alla verità. Equitalia vuole farsi pubblicità, i contratti non li firmavo io ma Coppola e Ferlaino», ha detto Maradona, riferendosi al suo ex procuratore e al suo ex presidente. A Dubai, «dove posso andare al supermercato senza che mi chiedano un autografo o una foto, però i tifosi del Napoli li trovo anche qui…», potrà leggere sotto un’altra luce le dichiarazioni del premier Letta, del viceministro Fassina, degli altri esponenti politici che si sono espressi sulla vicenda. Si è trasferito negli Emirati Arabi dopo la brusca chiusura del rapporto con la Federcalcio argentina, ha allenato per un po’ l’Al Wasl ed è poi diventato ambasciatore dello sport, dietro compenso superiore ai tre milioni di dollari. E altri affari Diego li fa, assistito dall’amico Ceci, in giro per il mondo. «Contratti pubblicitari milionari, con importanti aziende di bevande e di articoli sportivi, avrebbero consentito a Maradona di saldare il debito da 40 milioni di euro con Equitalia, ma lui ha rifiutato questa strada per evitare di passare, agli occhi dell’opinione pubblica, per un evasore fiscale – ha detto l’avvocato Pisani – Gli feci questa proposta per scrupolo e per dovere professionale, malgrado fossi d’accordo con le sue idee sulla giustizia. Porteremo la vicenda anche davanti la Corte europea per i diritti dell’uomo perchè in Italia Diego viene usato come capro espiatorio nella lotta all’evasione fiscale». La sentenza della Corte di Cassazione del 2005, che ha certificato in 31 milioni il debito di Diego verso l’Erario (poi ulteriormente lievitato per gli interessi), non ha fermato l’energico legale. «La cartella con la quale il fisco italiano chiedeva a Diego Armando Maradona un pagamento da 12,8 miliardi di lire (circa 6,5 milioni di euro), non è mai giunta all’ex calciatore come, invece, è accaduto all’ex presidente del Napoli Ferlaino e ad alcuni suoi compagni di squadra, Careca e Alemao – ha detto Pisani – Loro hanno avuto l’opportunità di impugnarla e di riuscire a dimostrare che la violazione contestata, in realtà, non c’era. La violazione fiscale non è mai esistita, come dimostrano le sentenze a favore dei suoi compagni di squadra e dell’ex presidente del Napoli. Non può esistere un colpevole se non esiste il reato». Maradona non ha chiesto scusa per il gesto dell’ombrello. «Satirico», lo ha definito. Piuttosto le scuse, lui, le aspetta da Equitalia e da chi lo ha attaccato in queste ore. «Il mondo intero ha capito che non sono mai stato un evasore e che la presunta violazione fiscale originaria, presupposto della richiesta di Equitalia, non esiste: dovrebbero chiedermi scusa». A proposito delle parole e non dei gesti di Diego, il Napoli e De Laurentiis non hanno commentato quella battuta di Maradona in tv. «Mi piacerebbe allenare un giorno il Napoli, ma finché c’è De Laurentiis non credo che sia possibile: lui non mi vuole…». Nessuna replica: il pensiero del Napoli è rivolto alla sfida di Champions a Marsiglia, l’unica “battaglia” che interessa agli azzurri di oggi. di Francesco De Luca
Fonte: ilmattino