di Augusto Cassandro

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Grazie sempre al web oggi siamo abituati ad ascoltare generi musicali differenti;  che vanno dal commerciale al jazz; dal blues, al classico alla lirica. Chi non ha ammirato il grande Luciano Pavarotti, Big Luciano per gli americani, protagonista dei perfetti nove do di petto consecutivi ne “La Fille du régiment “ di Donizetti che nel 1972 lo ha  consacrato al Met e al mondo intero. Ma sarebbe bello vedere quello che succede dietro le quinte dei teatri, assaporare la bellezza del canto lirico.

Memoria di questo sono dei video girati nella sala prove del coro del San Carlo di Napoli, dove alcuni membri nei momenti di pausa quasi come ragazzini, si divertono a     “ canticchiare e suonare “. Tra questi spicca Mario Thomas, tenore dotato di una raffinata tecnica vocale. E’ proprio in uno di questi video, per citarne la didascalia,  “ Puritani FA sovracuto “ che il lirico ci  cattura con tanta bravura. Straordinario ed eccellente, ma non è solo qui che si possono apprezzare la raffinatezza, la bravura e la tecnica di questa eccellenza partenopea, lo troviamo in altre riprese ” gioco ” come l’esecuzione de “ Il Trovatore “ nell’ Allarmi dove citando sempre ciò che è scritto in calce << Gara di fiato, in pausa, nella sala coro del San Carlo. Il sottoscritto tiene l’acuto, il Do, più di quanto voi immaginiate.. più di quanto immaginasse lui stesso!! 27 SECONDI!! Non ci sono trucchi! >> oppure da “ Fedora “ nei panni di Loris Ipanopff ( personaggio dell’opera interpretato da un tenore ) in “ Amor ti vieta “ sottotitolo << Mario Thomas in sala coro al Teatro San Carlo divertendosi col collega Luigi Giordano Orsini al piano durante una pausa>>. Ma seguiamo in questa breve intervista il tenore Mario Thomas

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Questo è un bellissimo modo di ” giocare ” tra colleghi. Vi ritrovate spesso a farlo? 

Spessissimo…quasi sempre durante i periodi di pausa e non solo…perché per un cantante ogni momento è buono per esprimersi sia per soddisfazione personale, che per il piacere di condividete il proprio canto con gli altri. Inoltre è un modo per sperimentare nuove tecniche di canto insieme a validi colleghi, tenendo sempre presente l’aspetto goliardico e di puro divertimento

Il Mario tenore quando è sul palco come è ?

Il Mario tenore? Diciamo che tutto sommato non è tanto diverso dal suo modo di fare quotidiano…da premettere: ama il suo lavoro che cerca di svolgere al meglio e punta sempre alla collaborazione e all’intesa con i colleghi. A mio parere questo è un ingrediente fondamentale per un’ideale resa del coro e per la riuscita dello spettacolo. Per quanto riguarda le esibizioni da solista, c’è da dire che le emozioni cambiano per un senso di responsabilità diverso dal lavoro di “artista del coro”. Per quanto riguarda invece esibizioni da solita, le sensazioni sono completamente diverse, perché diversa è la responsabilità nei confronti del pubblico: l’emozione e l’onere della prestazione sono sicuramente maggiori, ma anche la soddisfazione e l’orgoglio di pensare che l’applauso finale, sono indirizzati esclusivamente a te.

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Quale è la più grossa paura di Mario?

Artisticamente parlando, la più grossa paura è sicuramente quando si affronta un impegno artistico   con uno stato di salute precario dovuto a stanchezza o ad improvvisa indisposizione. Questo crea il timore di non riuscire ad esprimersi al meglio e non regalare al pubblico una performance adeguata. Dal punto di vista genitoriale, penso che la paura più grande sia certamente quella che possa accadere qualcosa a mio figlio o a mia mia moglie.

Tra tecnica e abilità, quale ha il sopravvento?

 Tecnica e abilità penso siano in egual misura gli ingredienti sui quali un cantante si deve poggiare per raggiungere i suoi traguardi artistici. Esse permettono di affrontare senza danni, lo studio (continuo e costante, quasi maniacale) alla ricerca della posizione e della altezza dei suoni corretti rincorrendo per tutta la sua vita la strada giusta verso la famosa zona della testa chiamata “MASCHERA”. Quindi ripeto entrambe, concorrono a contraddistinguere la professionalità e la bravura di un cantante.

A quale opera sei maggiormente affezionato?

Da figlio d’arte, in quanto mio padre con voce di tenore, ha svolto per tanti anni questo lavoro. Sin da bambino ho vissuto in un clima dove si ascoltavano vari tipi di musica ma soprattutto per forza di cose, le opere liriche di svariati compositori e, senza dubbi, le più accattivanti erano quelle scritte da Giacomo Puccini per la bellezza delle melodie che venivano fuori nell’ascolto dell’opera. Di queste la mia preferita era ed è sicuramente la Bohème. Durante gli studi al conservatorio di S. Pietro a Majella verso i 21 anni più o meno, coincidenza volle di essere scelto ad interpretare il ruolo di Rodolfo (personaggio principale dell’Opera) ad un saggio di fine anno scolastico con tanto di orchestra e Direttore. Inoltre a rafforzare ulteriormente questa preferenza, ha contribuito il fatto che durante un’audizione al Teatro San Carlo, alla presenza del Maestro L. Pavarotti, io abbia ricevuto da lui i complimenti per la mia esecuzione della famosa aria “Che gelida manina”. In anni a seguire ho debuttato tutta l’opera come solista e l’ho ripetuta per varie volte in forma scenica ed altre in concerto. Ma l’apoteosi e arrivata 3 anni fa, quando ho deciso di chiamare mio figlio Marcello come uno dei personaggi dell’opera miglior amico di Rodolfo.

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Per concludere; che domanda intrigante porresti a Mario Thomas? 

La domanda che viene da fare a me stesso è: Hai il rimpianto di non aver fatto una carriera da solista?         La risposta è un deciso SI!!! Anche se ripensandoci, credo di non aver molto da rimpiangermi, perché ho cercato di fare il possibile per raggiungere il mio sogno. Ho partecipato a numerosi concorsi che ho sempre vinto senza alcun tipo di raccomandazione, ho ricevuto elogi da grandi Maestri della lirica mondiale, ho superato provini e debuttato opere da solista. A volte però la vita riserva ostacoli e delusioni inaspettate per problemi di svariata natura che possono catapultarti dal sogno alla cruda realtà. In ogni caso ringrazio Dio che mi ha concesso il dono della voce grazie al quale ho vissuto ed ancora vivo emozioni meravigliose, perché CANTARE (seppur in qualità di “Artista del Coro”), penso sia il lavoro più bello del mondo.

Certo per gli avvezzi alla lirica ed il bel canto, non è dalle registrazioni che si può apprezzare e criticare un cantante, ma se tali riprese amatoriali di momenti goliardici tra coristi riescono ad emozionarci e ci fanno apprezzare tanta bellezza; che ben vengano tutte le registrazioni. E rispondendo alle parole della didascalia; che bel modo di divertirsi. Complimenti.