Conferenza Stampa

Il progetto “Dark Side of The Mandolin” nasce come esperimento musicale, che vede un classico trio, composto da mandoloncello, mandola e mandolino, reinterpretare la suite del quasi omonimo disco dei Pink Floyd. Quello che ne scaturisce, dopo un iniziale sentimento di scetticismo, è un risultato a dir poco singolare che meraviglia lo spettatore, non solo per le indiscutibili doti artistiche degli esecutori, ma per la capacità degli strumenti di rendere effetti e sonorità che nel disco originale vengono realizzate grazie a sintetizzatori ed apparecchiature elettroniche. Progetto singolare di Mauro Squillante, specialista di plettri di fama internazionale, la cui attività è tutta dedicata al tentativo di liberare il mandolino dalla sua stereotipata connotazione e da un repertorio ormai inadeguato alle esigenze artistiche moderne. Il mandolino riacquista finalmente la sua identità di strumento in quanto mezzo di espressione artistica e, in quanto tale, adeguato per ogni tipo di repertorio. Tutto questo senza dimenticare che “Dark Side of The Mandolin” nasce prima di tutto dall’amore di tre musicisti (Mauro Squillante, Gaio Ariani e Valerio Fusillo) per i Pink Floyd, gruppo che appartiene ormai all’olimpo della musica al di là dei generi.
Così definiscono il proprio esperimento i protagonisti del tributo:
“Un gesto di amore e riconoscenza, questo è quello che semplicemente vuole essere il progetto Dark Side of the Mandolin, amore e riconoscenza verso un disco che ha rappresentato una svolta fondamentale nella musica del ‘900, cosa che non ha necessità di essere argomentata. Amore e riconoscenza espressi da musicisti i quali hanno eletto a proprio mezzo espressivo il mandolino, in maniera inusuale e in qualche modo controtendenza, ma che attraverso esso vogliono esprimere la propria attualissima e impellente urgenza di comunicazione artistica. Ne risulta una parafrasi scarnificata all’osso; tre soli strumenti, mandolino mandola e mandoloncello, coprendo tutta la gamma di frequenze che la famiglia dei plettri offre, danno fondo alle risorse tecniche ed a tutti gli stratagemmi sonori per rendere non solo una rilettura mandolinistica del capolavoro dei Pink Floyd, ma soprattutto una rielaborazione in chiave psichedelica e progressiva del linguaggio dei mandolini”.