di Eliana Del Prete 

Un viaggio introspettivo dentro l’anima, una ricerca profonda del Big Ben che in ognuno di noi. Un gesto, una  frase, il suono, tutto ci trasporta nelle stanze più nascoste della nostra esistenza, quelle stesse stanze che dal presente ci catapultano al battito primordiale.

“Solo” non è un semplice spettacolo d’illusionismo e trasformismo e sarebbe altrettanto riduttivo definire artista il maestro Arturo Brachetti. Poliedrico, profondo, universale nel suo modo di porsi a grandi piccini, il signore dei sogni regala l’illusione di essere ancora bambini, ponendo lo spettatore nella condizione di liberarsi da ogni disinganno della vita. Il buio – non più sinonimo di paura – viene squarciato dall’irreale, dall’invisibile. 

Tante le chiavi di lettura fornite dal genio del trasformismo fisico e mentale nel corso dei suoi tanti spettacoli, che aprono i meandri più nascosti e segreti dell’animo umano. 

Sguardi attoniti, divertiti, increduli, quelli degli spettatori che hanno fatto registrare anche in quest’ultima kermesse il tutto esaurito. Un consenso di pubblico che lo consacra ancora e per sempre icona indiscussa nel suo genere. 

Brachetti nelle sue performance ci accompagna in un viaggio simbolico nella casa, per antonomasia il guscio, il sinonimo di sicurezza, la protezione dal mondo esterno. 

Ed è proprio in quei gesti che superano la velocità del pensiero e nei pensieri che superano ogni umana aspettativa che si riassume l’unicità di Brachetti.