20130604-075949.jpg Per la maglia numero 10 non c’è stato concorso. Il genietto di Frattamaggiore l’ha strappata a tutti gli altri, consegnandosi così già alla storia. Mai, infatti, un giocatore del Napoli ha indossato la numero 10 dell’Italia in una fase finale di una manifestazione internazionale dell’importanza di un Europeo. C’è riuscito, e chi sennò, il bambino d’oro, il genietto del Napoli che proprio oggi compie 22 anni. Lorenzo Insigne giocherà con la stessa maglia del suo beniamino, Alex Del Piero. Un’eredità improvvisa. Gradita, da farti battere forte il cuore. Lorenzinho si ritrova la maglia numero 10, quella del suo idolo sin da ragazzino. Una sorta di legato testamentario, un cadeau che Devis Mangia, il ct che lo culla davvero come fosse un bimbo, gli ha voluto riservare. Un dono che i compagni di squadra gli hanno confezionato con tanto di fiocco azzurro. Perché quella è una maglia che non si dà per caso e si porta dentro e addosso un bel carico di responsabilità. E che finché sarà a Napoli non potrà mai indossare, perché quella azzurra è consegnata nella bacheca dei miti. «Per vincere la competizione c’è bisogno di tutta la squadra. Loro sono molto fisici, ma noi abbiamo talento». Potenza di un numero, magia di una maglia: perché ora Lorenzo si scopre anche un leader degli azzurrini. Prende per mano i suoi compagni e li trascina verso l’Europeo. «Per la mia crescita molto meglio giocare qui con l’Under 21 che andare in Brasile per la Confederation», ha detto ieri il ragazzino. Del Piero è il campione a cui Insigne si ispira ed è un bel modo di cominciare per questo ragazzo lanciato da Zeman, addestrato da Mazzarri e convocato in nazionale da Prandelli. «Sto meglio, ho avuto un problema fisico. Proverò nei prossimi giorni, poi deciderà il mister se potrò andare in campo con l’Inghilterra». Il cucciolo napoletano è il simbolo di un campionato che ha perso le stelle, ma ha riscoperto il coraggio e il piacere di lanciare i giovani. Prandelli, è noto, lo adora. Lui non lo dice, ma c’è chi lo dice per lui. «Ovvio che sogna di andare al Mondiale il prossimo anno. C’è qualcuno che gioca a calcio che non lo sogna?», scherza il manager Antonio Ottaiano. Parla come se fosse il capo. «L’Europeo non lo vince un solo giocatore, ma tutta la squadra. L’Inghilterra? Nessun timore, abbiamo giocatori come Florenzi e Sansone che possono tranquillamente scardinare la difesa inglese». Con Verratti e Destro, ha già giocato anche con la Nazionale maggiore e la cosa lo rende una sorta di colonnello del gruppo in trasferta a Tel Aviv. In futuro rischia di incrociarsi con El Shaarawy che, per caratteristiche, gli somiglia tanto. Ma intanto è lui che ha il compito di trascinare l’Under 21 il suo sesto titolo europeo della sua storia. Una sfida inedita, come inedito è il colore dei suoi capelli: biondo platino e una cresta all’insù che tanto somiglia a quella di Hamsik. Un taglio in onore del suo bambino, nato pochi mesi fa. La famiglia, per questo motivo, lo lascerà da solo nella prima fase del torneo. E oggi non potrà festeggiare con lui il compleanno. Pronta poi a volare in Israele in caso di passaggio alle semifinali. Poi magari, quando sarà finito all’Europeo, arriverà il momento per parlare con Benitez e con il club azzurro. «Intanto io voglio arrivare fino in fondo, è normale che la tensione cresca perché è un appuntamento molto importante». E come fanno i leader si lancia in un ulteriore augurio: spero tanto che la gente resti incollata davanti alla tv e si innamori della nostra nazionale. Di Pino Taormina
Fonte: ilmattino