20130915-230759.jpg Napoli – Di Giovanni Sorrentino – Terza gara, terza vittoria, terzo tabù sfatato. Napoli 3-0 Cabala, un Napoli quanto mai autoritario, freddo, cinico, concreto come forse mai prima.
Tanto turn over quello messo in atto da Benitez, con ben sei titolari in panca in vista dell’euro-esordio di mercoledì contro lo schiacciasassi Borussia Dortmund (che, nel pomeriggio, asfaltava l’Amburgo 6-2). E i risultati della rotazione, nella prima frazione di gioco, sono tangibili. Insigne schierato a destra, non a sinistra come di consueto, Mertens a destra e Pandev dietro l’inamovibile Higuaìn. Armero, in fascia sinistra, dà chiari segnali di freschezza atletica e mentale, rilanciando la sua candidatura per una maglia da titolare per le gare avvenire.
Eppure, manca qualcosa. Già, perché nonostante il dato relativo al possesso palla parli chiaro, con gli azzurri che si trovano con la sfera fra i piedi quasi il doppio del tempo rispetto agli orobici, negli ultimi sedici metri le cose non vanno come dovrebbero.
Ormai è chiaro: il fosforo che Hamsik fornisce costantemente alle punte e alla squadra in toto è merce assolutamente unica, non c’è ricambio che tenga.
Con Mertens ancora fuori dalla manovra e Insigne stranamente non ispirato, al tecnico spagnolo è toccato ricorrere all’artiglieria pesante: dentro Callejón e lo slovacco dai piedi d’oro.
Di fatti, quasi come il più scientifico ed infallibile dei rapporti causa-effetto, l’ingresso di Hamsik coincide con un’inversione di tendenza quasi immediata. Oltre ad aver propiziato la rete dell’1-0 di Higuaìn, infatti, l’intera squadra pare averne tratto un giovamento addirittura spropositato, merito degli innumerevoli spazi creati dai continui inserimenti alle spalle dei difensori e alle ripetute sovrapposizioni con i terzini. Decisivo anche lo spagnolo dal capello scolpito, che con la sua zampata mancina ha chiuso definitivamente i giochi salendo già a quota tre reti in campionato, consentendo al Napoli di guardare tutti dall’alto verso il basso, in attesa delle restanti gare in programma.
In queste prime tre giornate, l’influenza del tecnico asturiano si è palesata già con estrema efficacia.
Pur essendo doveroso ricordare che il valore di tutte e tre le squadre affrontate dal Napoli finora hanno un valore complessivo inferiore al club partenopeo, è possibile rintracciare alcune linee guida del lavoro svolto dal mister.
Innanzitutto, la gestione dei singoli.
Quest’anno non esistono gerarchie: tutti partono sullo stesso piano e le scelte tecniche verranno fatte partita per partita, in base agli impegni, alla condizione psico-fisica dei singoli e alla caratura tecnica dell’avversario di turno.
In secondo luogo, il nuovo modulo: passare dal 3-4-2-1 al 4-2-3-1 ed assimilarne i meccanismi in un lasso di tempo così esiguo è il vero indicatore della competenza di Rafa Benitez. Gli esterni d’attacco, come già si è detto, partendo da posizione arretrata rispetto al trequartista centrale, creano situazioni di sovrapposizione quasi costantemente, offrendo alla punta centrale ulteriori palloni giocabili oltre quelli proveniente da scambi rapidi e ravvicinati alle soglie dell’area di rigore.
Una vittoria preziosa, sofferta, sopraggiunta al termine di una gara non giocata in maniera perfetta; è proprio questo, infatti, il dato da rimarcare con più vigore. I tre punti portati a casa al termine di una gara in cui la qualità del gioco non è stata delle più esaltanti costituisce uno dei requisiti cardine della squadra vincente e, dunque, il mosaico sta andando via via componendosi, anche a velocità sostenuta.
Mercoledì si ospiterà il Borussia Dortmund al San Paolo per la prima partita dei gironi di Champions, primo vero banco di prova di questa stagione, il quale fornirà indicazioni importante sulla gestione del doppio impegno da parte dello staff tecnico.
La stagione sta entrando nel vivo e il tutto sarà sempre più arduo.

Però si sa, quando il gioco si fa duro…