di Eliana Del Prete

Nel buio una moltitudine di gente cammina a mani vuote. Tra il brusio e la concitazione rimbombano sulle nude tavole i passi pesanti di chi oramai troppo stanco, a malapena riesce a trascinarsi nella vita. E poi tra la folla c’è chi invece stringe quella valigia, simbolo della speranza di un presente ed un futuro migliore. Comincia così “Enrico Caruso, la voce dei due mondi”, lo spettacolo di Barbara Bonaccorsi per la regia di Gianni Villani andato in scena ieri sera al Maschio Angioino nell’ambito degli appuntamenti Estate a Napoli 2015. Ideato dal tenore Luca Lupoli e dal soprano Olga De Maio, la rappresentazione racconta la storia del celebre Enrico Caruso, il tenore di fama mondiale “…nato sotto il segno della costellazione degli emigranti” presentando al pubblico più che la vita del mito, quella dell’uomo così com’era, libero da sovrastrutture romanzate.

Bilanciata e scorrevole, la kermesse ben alterna momenti di recitazione che vanno dal trasferimento dei genitori di Enrico da Piedimonte d’Alife a Napoli fino alla morte del tenore, a momenti di lirica che per bravura ed intensità degli interpreti hanno raccolto il grande consenso del pubblico presente.
Olga De Maio (soprano) insieme ai tenori Luca Lupoli e Lucio Lupoli e al baritono Marco Cristarella Orestano si consacrano nella serata pietre preziose incastonate in un gioiello artistico costituito da un cast teatrale che ha saputo ben trasmettere alla platea le emozioni che caratterizzavano i vari personaggi interpretati da: Massimo Bonaccorsi, Maira Baldari, Barbara Bonaccorsi, Maurizio Rata, Mariano Grillo, Fabio Felsani, Maria Senese, Luciano Scarpati, Sergio De Simone.
Protagonista indiscussa della serata è stata la musica grazie al Coro e l’ensemble Orchestrale di “Noi Per Napoli”(l’Associazione di Olga De Maio e Luca Lupoli) sapientemente diretti dal Maestro concertatore Antonio Barchetta e dal Maestro Maurizio Iaccarino.
Da “‘O marinariello” a “‘O sole mio” passando dall’Elisir d’amore con “Una furtiva lagrima” per poi giungere a “Non ti scordar di me” non si è potuto non apprezzare -oltre alle voci – l’arpa di Cira Romano, il pianoforte di Maurizio Iaccarino,  il violino di Armand Priftuly ed il violoncello di Vladimir Kocaqi. Un mix di note, voci ed interpretazioni teatrali -quelle di ieri sera- che hanno preso idealmente per mano lo spettatore conducendolo nella vita di Enrico Caruso. Dunque riflettori puntati sull’Enrico uomo, tenore, amante , marito, sognatore…”la voce dei due mondi” -strumento di letizia altrui ma sofferenza propria – che ha tributato all’indimenticato Maestro si successo tanto in Europa quanto all’estero ma che ha forse condannato lo stesso ad una vita fatta di sofferenze ed esilio dell’anima. Una vita, quella del tenore partenopeo, che si spegne prematuramente godendo negli ultimi istanti della presenza di quanti lo hanno amato. Così cala idealmente la tela sull’esistenza di Caruso e, nella scena, presenze familiari e no, circondano l’uomo Enrico. Tra tutte quelle ombre compare lei: Anna Baldini la madre, che in un surreale ultimo, rassicurante abbraccio così come lo ha messo alla vita ad essa lo sottrae.