di Eliana Del Prete

“La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente”. Con questa frase, Albert Einstein, uno dei più grandi scienziati della storia dell’umanità, affermava che lo spazio e il tempo sono “flessibili”. Il “Museo delle illusioni”, inaugurato a Napoli il 12 agosto scorso, rappresenta un singolare ed affascinante viaggio nel mondo del “metodo astrattivo” offrendo ai visitatori l’opportunità di interagire con ben 70 attività sensoriali e visive dotate di tecnologie immersive. Nata per volere di Lorenzo Cantini – già ideatore del Museo delle torture di San Gimignano – la mostra coniuga scienza, didattica ed arte grazie ad una suggestiva location. Stiamo parlando della Chiesa delle Crocelle ai Mennesi, gioiello architettonico che fonde elementi neogotici con caratteristiche neoclassiche, rendendo l’edifico un vero cameo nel cuore di Napoli.

La struttura religiosa – sconsacrata e lasciata all’incuria e all’abbandono nel corso degli anni – grazie alla geniale intuizione di privati del calibro dell’Ingegner Vitaliano Gaidoni e del notaio Antonio De Luise, nonché all’intervento del Dott. Salvatore Miccichè, è ritornata di recente agli antichi splendori, restituendo alla città e ai napoletani stessi un polo culturale di rara bellezza. Tutto ciò reso possibile anche grazie al dott Vincente Gonzales Borbolla che, accanto ai già citati Lorenzo Cantini e Livio Testa, ha sostenuto economicamente la realizzazione di questo progetto.

Nell’edificio eretto nel 1882 a firma dell’architetto Filippo Botta e, dove il grande Caruso fece vibrare per la prima volta le sue corde vocali, fanno bella mostra di sé numerosi dispositivi capaci di ingannare le percezioni umane.

La sedia di Beuchet, la Ames window e Ames room, la stanza degli specchi, nonché i paradossi della gravità e la lampada di Tesla, sono solo alcuni dei fenomeni ottici proposti che continuano ad affascinare intere generazioni.

Con un po’ di fortuna, all’interno della mostra è possibile trovare un cicerone d’eccezione: il signor Livio Targa. Con piglio appassionato e socievole al contempo, l’esperto in allestimenti delle più importanti e suggestive mostre in Toscana – ed in Italia in generale – erudisce il visitatore con notizie non solo tecnico-scientifiche ma, anche e soprattutto dal sapore storico.

L’intero itinerario – suggeriscono gli organizzatori – dovrebbe concludersi in poco meno di sessanta minuti. Tempo, questo, cui la soglia di attenzione e di percezione della realtà circostante, non crea stanchezza visiva.

In questa sala espositiva non esistono limiti all’illusione. Ci si ritrova ad un tavolo seduti intenti a giocare a carte con tanti sosia. Così come è facile imbattersi in specchi in grado di “scomporre” il proprio corpo o lasciarsi incantare da un flusso di acqua che risale verso l’alto.

A breve – fanno sapere gli organizzatori – l’esposizione si arricchirà con la virtual reality, un sistema di simulazione della realtà attraverso l’utilizzo di visori e cuffie collegati al computer.

“A settembre -ricorda il dott Miccichè- si terrà l’inaugurazione ufficiale”. In questa occasione, siamo certi, saranno annunciate anche altre novita.

La mostra sulle illusioni – evento che ha fatto registrare nei primi due giorni di apertura circa settecento visitatori – è l’occasione per sperimentare il mistero del cervello umano che, nella sua ineluttabile logica, ricerca un equilibrio ed un senso in tutti i dati visivi. In questo disordine visivo, in assenza di risposta, il cervello reinterpreta. Un’ora e più per rispolverare nozioni di fisica, acquisire nuove informazioni o confrontare le proprie sensazioni con gli altri. Un viaggio nell’illusione di pirandelliana memoria dove “così è (se vi pare)”.