20130808-094537.jpg Usa toni pacati, parole misurate ed evita eccessi, ma Rafa sa arrivare dritto al bersaglio quando è necessario. «Bisogna lavorare meglio in difesa». Previsto e confermato: Benitez non fa drammi, parla poco con la squadra al ritorno da Londra, al primo allenamento dopo il pareggio con l’Arsenal e il ko con il Porto. Il tecnico spagnolo rivede i suoi ragazzi alle 6 della sera: il suo programma è legato all’umidità che soffoca e che qui a Castelvolturno è persino peggiore di quello che sembra. Quando inizia la corsa sul prato il termometro segna i 33 gradi, ma con l’umidità al 91% la temperatura percepita è di 4 o 5 gradi superiore. Rafa è uno che il caldo lo soffre. Eccome se lo soffre. Vive a Liverpool dove questo clima è inverosimile. All’Emirates Cup non era stato troppo pessimista. E fa lo stesso alla vigilia di Napoli-Benfica, secondo test estivo al San Paolo dopo quello, brillante, con il Galatasaray. «Non sarà facile fare sempre bene come contro i turchi», aveva detto subito dopo quel 3-1 contro Drogba e Sneijder. Infatti. Se gli alti e bassi sono fisiologici in questo periodo, nella notte di Londra il Napoli ha capito di dover analizzare anche il perché delle frenate. E aspettando il test contro i portoghesi di domani notte, Benitez ha spiegato quello che non gli piace ancora di questo Napoli, senza fare attenzione a parlare di passi indietro. E la sintesi di Benitez, trasmessa con decisione anche alla squadra, è stata cruda ed efficace allo stesso tempo: «Dobbiamo fare ancora tantissima strada». Ulteriore sintesi: discreta la fase offensiva, da rivedere quella difensiva. Punge pure a livello di gioco: «Possiamo migliorare, come organizzazione e spettacolarità». Il ritorno davanti ai propri tifosi è l’ultimo test al San Paolo prima del debutto in campionato contro il Bologna il 25 agosto, anche se è assai probabile che tra Ferragosto e la gara d’esordio il club azzurro organizzi un’altra amichevole con uno sparring partner complicato da trovare. Un trofeo in palio, la III edizione del Msc Cup (lo scorso anno venne sconfitto per 3-0 il Bordeaux e due anni fa trionfò il Siviglia), paragoni col Napoli di Mazzarri sempre pronti a partire, ma al professor Benitez non è il caso di parlare di pressioni o emozioni particolari. Nei prossimi giorni continuerà nel lavoro tattico, ma lui è già molto soddisfatto. Ha una rosa di campioni affermati, ma sa che non c’è appagamento da parte dei vari Albiol, Callejon, Reina e Higuain. I primi, si racconta, a fare domande per imparare e capire. Fra questi, il Pipita che è a caccia di una condizione migliore: lavora e stringe i denti come gli altri e più degli altri. Lavora in gruppo, ma ha un programma, una dieta per togliersi di dosso qualche chilo in più. È arrivato con qualche giorno di ritardo e vuole recuperare il tempo perduto. Sapeva benissimo che il suo ciclo al Real era chiuso e la preparazione con le merengues è stata quasi da separato in casa. Non si tratta soltanto di entrare nei meccanismi di Benitez così diversi, anche se poi non proprio completamente, da quelli del suo ultimo allenatore: Mourinho. Non è un caso che Rafa cominci a pensare a un Napoli con Pandev prima punta. Ieri un po’ di corsa, ma non c’è allenamento in cui Benitez non faccia comparire il pallone. È stato sempre così: dal Valencia al Liverpool, dall’Inter al Chelsea. E così nella prima seduta dopo i due giorni di riposo, la filosofia di Benitez ha mostrato i soliti concetti, con una cura per i dettagli e i particolari a cui la squadra è ben abituata. Ad una cosa in particolare il professor Benitez (preparatore di educazione fisica, laureato a Madrid) tiene molto: il potenziamento specifico (previsto anche in campo), occupa assieme a stretching e lavoro aerobico la parte finale dell’allenamento-tipo. Il lavoro in palestra è molto personalizzato, anche sulla base dei risultati dei test medico-atletici. Di Pino Taormina
Fonte: ilmattino