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Di Giovanni Sorrentino

Tante erano le critiche piovute dopo il rovinoso stop di Bergamo, una disfatta netta, senza possibilità d’appello, maturata al termine di una prestazione scialba e senza polso. Contro la Roma, mercoledì, i primi segnali di ripresa: ancora una sconfitta, ma un piglio e una personalità sopra le
righe avevano permesso al Napoli di riequilibrare le sorti del match, perso solo a due minuti dalla fine.
Contro il Diavolo si è ritrovata la quadratura del cerchio: finalmente prestazione di qualità e tre punti contemporaneamente.
Gara di carattere quella degli azzurri, contro un Milan apparentemente revitalizzato dalla cura Seedorf e rinnovato negli effettivi e nell’atteggiamento tattico.
Eppure, a inizio partita, nuovamente i fantasmi. Quel goal di Taarabt, molto simile nella dinamica a quello subito da Strootman in Coppa Italia, aveva (legittimamente) destato i soliti sospetti. Troppa la libertà concessa, inesistente la marcatura e remissivo l’atteggiamento dei due mediani.
Dopo il quasi immediato gol
di Inler, in netta ripresa dopo la sciagurata prestazione di Bergamo, è iniziata un’altra partita.
Un Napoli autoritario, che di fatto ha concesso al Milan una sola occasione nella ripresa, con Pazzini che comunque non è riuscito a inquadrare lo specchio della porta grazie all’uscita tempestiva di Reina.
Volendo analizzare le note liete della serata non si può non partire da Higuaín: una doppietta da bomber d’area, di razza, sopratutto la prima rete, in occasione della quale il movimento dell’attaccante argentino con i tempi giusti è stato decisivo per evitare l’off-side. L’ex merengue è sempre più leader di questo gruppo: gioca ogni match con calma olimpica, riducendo al minimo il margine di errore nelle sue giocate; segna, imposta, suggerisce, innesca.
Un attaccante moderno, sicuramente il migliore sul mercato tenendo presente il rapporto qualità/prezzo, che a suon di prestazioni sublimi non fa che dimostrare sempre più la bontà della scelta estiva del DS Bigon.
Ma la vera sorpresa, se di sorpresa di può parlare, è Jorginho.
L’eclettico centrocampista italo-brasiliano aveva sì impressionato durante il girone d’andata con la maglia dell’Hellas, ma tante erano le perplessità, canoniche quando si approda in un club che rappresenta un decisivo salto di qualità rispetto al passato. Invece, il 22enne ex Verona non solo pare essersi inserito perfettamente nello scacchiere di Benitez, ma sembra riuscire ad alzare gli standard prestazionali del suo compagno di reparto e anche dei tre trequartisti, vuoi per le geometrie che ha introdotto, vuoi per l’eccezionale semplicità nelle giocate, mai sopra le righe e sempre opportune.
Ottimo l’impatto di Ghoulam sul campionato italiano: se da un lato è vero che due sole partite giocate finora sono obiettivamente poche per tastarne esaustivamente il valore, c’è da dire che il giovane esterno algerino arrivato dal Saint-Etienne ha dimostrato, oltre a una buona fase offensiva e una spiccata qualità di calcio, anche un’ottima fase difensiva, con clienti non di certo sprovveduti nè facili da prendere in consegna, soprattutto quando Seedorf, nel secondo tempo, ha spostato Emanuelson sull’out destro.
Una vittoria roboante, dunque.
Eppure, un’eco rimbomba con prepotenza nella mente di chi osserva giocare questa squadra, un tintinnio quasi infernale, come se la cadenza fosse scandita da un metronomo.
Sassuolo, Udinese, Parma, Chievo, Atalanta.
Punti persi, pesanti come macigni. Perchè questa squadra approccia in modo nettamente differente le gare con le grandi rispetto a quelle con le piccole? Probabilmente la risposta è sempre la stessa: le qualità degli interpreti vengono esaltate quando si fronteggia squadre dalla mentalità offensiva e spregiudicata, con uomini di altrettanta qualità, mentre vengono sottoposte ad uno sforzo ulteriore quando il pallino del gioco non è nelle mani della squadra avversaria.
O forse la motivazione da ricercare è di carattere psicologico?
Ad ogni modo, la macchina pare aver ripreso a carburare, proprio nel momento migliore. In quello più importante, quando ci si gioca la seconda finale della coppa nazionale in tre anni. Mercoledì tocca alla Roma, una squadra di duri.

E quando il gioco si fa duro…