Statisticamente, prima o poi sarebbe dovuta arrivare. Dopo sette risultati utili consecutivi, Rafael Benitez assapora per la prima volta il gusto amaro della sconfitta, nella seconda giornata di Champions League. All’Emirates Stadium, contro un Arsenal che sembra aver iniziato questa stagione con la verve dei tempi migliori (quelli degli Henry e dei Pires, per intenderci), gli azzurri pagano a carissimo prezzo un approccio alla gara quanto mai disastroso.
È notorio: i primi venti minuti in qualsiasi stadio inglese possono essere micidiali per la squadra ospite e, per quanto il tecnico asturiano abbia insistito nel ribadire di aver catechizzato a dovere i suoi, il messaggio pare non essere stato recepito.
Un avvio da dimenticare quello del Napoli, con gli esterni difensivi in prima linea sul tavolo degli imputati: che Mesto potesse soffrire Rosicky era ampiamente preventivabile, ma da Zuniga, fresco di rinnovo, era lecito aspettarsi una copertura più attenta ed efficiente sul versante sinistro. Invece, su entrambi i gol il colombiano è sembrato superficiale e quasi supponente, addirittura arrestando la propria corsa nell’azione che ha portato poi al 2-0 di Giroud.
I ragazzi di Benitez sono apparsi senza nerbo, fiacchi, mai in grado di impensierire i Gunners che, da par loro, hanno contenuto al meglio le sporadiche sortite offensive degli avversari per poi amministrare ordinariamente il possesso palla. Certo, le attenuanti ci sono eccome: i ragazzi di Wenger vivono un periodo di forma atletica straripante, sono leader in Premiership proponendo un gioco brillante come nessun altro in questo momento in Europa e, obiettivamente, hanno meritato i tre punti. Ancora una volta, però, sono due i dati che emergono con chiarezza dallo stadio londinese: senza Higuaìn, questa squadra perde il 20% (se non di più) del proprio potenziale. Un attaccante come il Pipìta non si può rimpiazzare e il pur promettente Zapata non può rappresentare una valida alternativa, spazialmente in campo internazionale. Tutto il peso dell’attacco sulle spalle di Pandev che, lo conosciamo bene, dà il meglio di sè quando gioca al fianco di una prima punta di ruolo, su cui i difensori avversari catalizzano l’attenzione, liberando dunque vere e proprie praterie a disposizione del macedone. Contro Mertesacker e Koscielny, però, l’attaccante mancino nulla ha potuto, trovandosi spesso ingabbiato in una vera e propria morsa e dunque impossibilitato nel servire i compagni.
Ridimensionati? Forse sì, forse no. Una sconfitta, per tutte le motivazioni addotte finora, contro l’Arsenal in trasferta non suona assolutamente come un campanello d’allarme, ma deve comunque far riflettere Benitez sul valore di ognuno dei calciatori che ha a disposizione. La situazione di classifica nel girone vede gli azzurri ora a pari punti con il Borussia Dortmund, che ha asfaltato senza problemi quello che è sembrato un modesto Marsiglia, alle spalle dell’Arsenal, primo a punteggio pieno.
Ora risulta fondamentale la gara contro il Livorno al San Paolo: con Higuaìn probabilmente ancora fermo ai box, sarà importante continuare la marcia in campionato, in attesa di riorganizzare le idee e riprendere a marciare anche in Europa.
Dopotutto, non basta così poco per scalfire certe ambizioni.