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Museo di anatonomia di Napoli: la meraviglia del corpo umano

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Di Massimiliano Del Prete

Uno dei più importanti musei di anatonomia al mondo

Napoli è universalmente riconosciuta come una inesauribile miniera di arte e bellezza. Camminando per le strade e i vicoli, ad ogni piè sospinto, ci si imbatte in meraviglie architettoniche. Ma ci sono luoghi “nascosti” che raccontano storie straordinarie sconosciute alla maggior parte dei napoletani.

Il Museo Anatomico dell’Università Vanvitelli, ospitato nel complesso dell’ex convento di Santa Patrizia, in Via Armanni, è una fra le più belle perle rare che sia possibile visitare a Napoli.

Parliamo di uno dei tre più importanti musei di anatomia umana al mondo, sicuramente il più straordinario  per peculiarità e varietà dei reperti custoditi, molti dei quali legati indissolubilmente alla storia medico- scientifica ma anche ad alcune leggende napoletane, una delle quali narreremo.

Questo scrigno di conoscenza scientifica è stato chiuso al pubblico per un tempo immemorabile a seguito di lavori di restauro seguenti ai danni cagionati dal sisma del 1980.

Dal 2016 ha riaperto al pubblico e, grazie alla dedizione del Prof. Michele Papa (Curatore del museo e docente di Anatomia Umana) e dell’Arch. Raoul Basile (Responsabile Amministrativo del polo museale) sono state implementate innovazioni, come la possibilità di visitare il museo con un “tour virtuale” sul sito del MUSA, che contribuiscono ad avvicinare il grande pubblico a questo luogo fantastico.

Molti dei testi scientifici rari che la biblioteca custodisce sono stati digitalizzati al fine di permetterne la fruizione senza la necessità di maneggiare i libri che potrebbero danneggiarsi. Anche l’Atlante Anatomico del Mascagni (1823) primo testo di anatomia contenente tavole a colori che raffigurano il corpo umano in scala 1:1, è “sfogliabile” virtualmente sul sito del Musa. Le fotografie utilizzate per questo progetto digitale sono state realizzate dall’Arch. Basile.

Appena si entra nella sala principale ci si sente catapultati in una atmosfera da Wunderkammer settecentesca. Si viene rapiti dalla singolarità dei reperti esposti, molti dei quali assurgono a vere e proprie opere d’arte realizzate da esecutori la cui maestria è oggi impareggiabile. Le ceroplastiche esposte sono opera, fra gli altri, di Francesco Saverio Citarelli e Giuseppe Sorrentino.

Ammirando le teche disposte in teoria geometrica in questa enorme “Camera delle Meraviglie”, non si può non soffermarsisulle “pietrificazioni” di Efisio Marini, scienziato nato a Cagliari nel 1835 ma napoletano d’adozione, città dove trascorse buona parte della sua vita realizzando, fra le altre opere, un tavolino la cui struttura è composta da frammenti organici di reni, cuore, polmoni e cervello umani. Questa opera così  straordinaria, sulla quale è adagiata una mano di donna anch’essa pietrificata, venne donata dal Marini a Napoleone III dal quale fu insignito della Legion D’Onore per i suoi meriti scientifici. Un gemello di queltavolino è esposto, appunto, nel museo anatomico insieme a molte altre creazioni dello scienziato cagliaritano, che morì a Napoli nel 1900, indigente e folle, portando nella tomba il segreto dei suoi studi scientifici dei quali non volle mai rivelare il processo. La figlia donò poi la collezione dei suoi reperti al museo.

Ulteriore straordinario oggetto esposto al museo è l’Omero di Andrea Vesalio, scienziato fiammingo il cui nome non italianizzato è Andreas Van Wessel, il padre dell’anatomia moderna. Il reperto consiste, appunto, nella preparazione anatomica, risalente al 1544, di un omero umano facente parte di uno scheletro che fu utilizzato ai fini di studio per la realizzazionedell’atlante anatomico “De Humani Corporis Fabrica”, una copia del quale è conservata nel fondo librario del museo.

La “collezione dei crani” ci offre lo spunto per narrare la vicenda legata al quartetto dei “teschi della Vicaria”. Si tratta dei teschi appartenenti a quattro napoletani che nell’anno 1800 furono coinvolti in una vicenda criminale che oggi avrebbe tenuto incollati al teleschermo milioni di italiani per seguirne la narrazione in una delle tante trasmissioni che si occupano di indagare scabrose vicende giudiziarie. Giuditta Guastamacchia fu accusata, processata e giustiziata come mandante dell’omicidio del marito, del quale intendeva sbarazzarsi in quanto legata in un relazione extraconiugale con un prete. Il sicario, insieme al padre della fedifraga e al chirurgo che aveva aiutato a sezionare il cadavere per poterlo far sparire più agevolmente, furono arrestati in seguito ad una breve indagine. I quattro furono processati nell’aula del tribunale di Castel Capuano e giustiziati il 19 aprile dell’anno 1800. All’udire la sentenza Giuditta Gustamacchiainiziò a maledire tutti i presenti e ad urlare in maniera disumana. Fu giustiziata, non prima di averle amputato mani e piedi, che furono esposti in una gabbia appesa nel quartiere della Vicaria a monito per chiunque a ripetere un tale efferato delitto. La leggenda narra che nella notte del 19 aprile di ogni anno, in CastelCapuano, risuonino le grida di Giuditta che invoca la maledizione su chiunque abbia la sventura di ascoltarle.

I teschi furono oggetto di approfonditi studi da parte del frenologo Giovan Battista Miraglia, del quale ancora si rilevano le annotazioni eseguite direttamente sui crani con inchiostro di china, che poi donò i reperti al museo.

Le altre tremila meraviglie contenute nel Museo Anatomico (sono proprio tremila i reperti custoditi) le lasciamo scoprire a quanti visiteranno questo imperdibile luogo.

Nei weekend del 17 e 18 maggio e 24 e 25 maggio ci saranno quattro aperture straordinarie che consentiranno, a chi non può recarsi a visitare il museo durate la settimana, di concedersi questa splendida opportunità. Una menzione particolare va rivolta allo staff del museo, che accoglie i visitatori con gentilezza e preparazione rispondendo ad ogni curiosità e chiarimento venga richiesto.

A questo link sarà possibile prenotare le visite e reperire tutte le informazioni sugli orari

https://www.musa.unicampania.it/