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Mal di trasferta: problema ancora attuale ?

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Napoli – Un banco di prova, si diceva. La possibilità di dimostrare che la sconfitta di Roma aveva rappresentato uno spiacevole incidente di percorso, la voglia di rivalsa, la volontà di trovare finalmente la via della rete a Torino.
All’Olimpico le attenuanti c’erano state, questa volta no. Il verdetto nel campo è stato netto, inequivocabile, senza appello.
La Juventus ha spinto dal primo all’ultimo secondo di gara, come animata da un furore mistico, con l’occhio della tigre, con quella fame che sembrava essersi affievolita da inizio campionato.
Chi aveva tacciato Conte di aver svuotato i suoi di quella furia agonistica che aveva caratterizzato il suo primo biennio sulla panchina bianconera è stato prontamente smentito.
Il Napoli, da par suo, non è mai sceso in campo. Troppo rinunciataria la squadra di Benitez: atteggiamento remissivo, scarsa fluidità di manovra, poche, pochissime idee.
Il Napoli ha rischiato di andare sotto già dopo trenta secondi di gioco e solo il solito Reina (migliore in campo insieme a Insigne) ha evitato il peggio.
La Juventus, dopo aver riposto il 4-3-3 adottato contro il Real Madrid, ha rispolverato il più collaudato 3-5-2, principale foriero degli ultimi successi.
Il gol di Llorente dopo due minuti, viziato da un seppur millimetrico offside, ha indubbiamente spezzato gambe e certezze ai ragazzi di Benitez.
Il tecnico iberico aveva predicato calma, indicando ai suoi di insistere nel palleggio, muovendo la palla cercando di trovare varchi fra le maglie avversarie. Tuttavia, la Juve oltre ad arrivare sempre prima sulla sfera e raddoppiare costantemente la marcatura sul portatore di palla, ha imposto con prepotenza il proprio gioco agli azzurri e poi, quando in rosa si hanno campioni di caratura internazionale, abbassare la guardia anche per pochi istanti può essere fatale. I gol di Pirlo e Pogba sono stati emblematici in questo senso: due bolidi dalla distanza, fioretto e sciabola, due perle del repertorio infinito di due fuoriclasse assoluti.
Per il Napoli poche le note positive, come si è già accennato: Reina offre le solite sicurezze ed Insigne autoalimenta la propria ispirazione. C’è da capire perchè Hamsik continui con i suoi periodi di quiescenza che, assodata la indispensabilità del suo contributo, risultano essere più deleteri del dovuto.
Ad alti livelli, si sa, non si rifiata un attimo: dopo la sosta c’è il Dortmund, col pareggio si vola agli ottavi. Ma Rafe’ non si accontenta: occorrerà un miracolo per invertire la tendenza.

Quale stimolo migliore?