di Giovanni Di Sero
L’intervista di oggi è dedicata ad un giovane e valente concertista di chitarra
classica: Gian Marco Ciampa. Ci racconti un po’ di te, di quando ti sei avvicinato
alla sei corde?
“Certo, con molto piacere. Mi sono avvicinato alla chitarra classica da bambino,
all’età di dieci anni. Non vengo da una famiglia di musicisti ma mio fratello più
grande strimpellava a casa le canzoni con la chitarra e in realtà è così che mi è
venuta la voglia di suonare: ho cominciato perché anche io volevo suonare le
“canzoni”.”
Non sapevo nulla del mondo della musica classica e forse anche per questo che
mi ha sempre appassionato: non mi sono mai sentito sotto pressione anzi
qualsiasi cosa era per me una nuova scoperta.
Suonare la chitarra significava farlo a 360°, non ci sono mai state barriere, da
bambino passavo ore con la chitarra in braccio passando dagli studi di Carulli ai
Metallica senza nessun tipo di confine.
Credo che forse sia stato proprio questo tipo di apertura a farmi vivere la musica
sempre con grande passione ed entusiasmo.”
Hai avuto due docenti molto importanti per la tua formazione. Come li ricordi?
“ Mi reputo molto fortunato per tutti i docenti che ho avuto nella mia
formazione. Sono sempre grato al mio primo Maestro Fabrizio Riccardo Verile,
che mi ha dato un’ottima formazione iniziale e soprattutto mi hai donato una
grandissima passione per la musica.
Quando ero alle scuole medie ho studiato con Fernando Lepri che mi ha aiutato
moltissimo ad inquadrarmi, mi ha sempre sostenuto tantissimo e ha cominciato
a mettermi su una strada più “professionale”.
Quando sono entrato al Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma ho cominciato il
mio percorso con Bruno Battisti D’Amario, leggendario Chitarrista italiano, un
insegnante rigoroso e molto attento ad ogni aspetto. Con lui sicuramente ho
cominciato a studiare la tecnica nella giusta maniera ma soprattutto a sentire e a
immergermi nella musica in maniera totalmente diversa da come avevo fatto
fino a quel momento.
Un insegnante dalla pazienza infinita, che tiene tantissimo ai suoi studenti e per
il quale insegnare è una vera e propria missione continuare a
diffondere il messaggio della bellezza musicale.
Dopo il pensionamento del Maestro D’Amario, al Conservatorio arrivò Arturo
Tallini, un altro incontro per me importantissimo. Capace di aprirmi a nuovi
orizzonti, portandomi a esplorare repertori e stili per me sconosciuti ma
soprattutto insegnandomi a non pormi mai limiti davanti a me.
Tallini è arrivato in un momento fondamentale della mia formazione e a lui devo moltissimo l’esplorazione e il riconoscimento della mia personalità artistica.
Oltre ai docenti che ho avuto in Conservatorio sono sempre grato poi ai Maestri Paolo Pegoraro, Carlo Marchione ed Adriano Del Sal con i quali ho studiato per dei periodi da più “grande”, fondamentali per la mia ricerca musicale, da loro sento di aver imparato moltissimo e soprattutto di essere riuscito a inquadrare
al meglio la mia personalità musicale: mi hanno aiutato moltissimo a non
perdere la mia unicità ma anzi a svilupparla e allo stesso tempo ad avvicinarmi
sempre di più ad una conoscenza profonda del repertorio e dei compositori.”
Verso quale tipo di repertorio ti senti particolarmente attratto?
“ Sono molto attratto dal repertorio contemporaneo e dalla musica del XX secolo, che offre una vasta gamma di espressioni e tecniche innovative. Credo che la chitarra trovi il massimo del suo splendore nel XX secolo, moltissimi compositori di grande valore ne erano affascinati e abbiamo in questo periodo alcune delle composizioni più importanti del nostro repertorio.
Tuttavia, non rinuncio mai ai “classici”, Villa-Lobos e Barrios rimangono
fondamentali nel mio repertorio (e nel mio cuore).
Mi piace esplorare e combinare stili diversi per creare programmi di concerto
vari e stimolanti.”
Ci parli della tua produzione discografica?
“Al momento ho registrato solamente un album da solista dal titolo “RÌO”, che
più che un album è una raccolta di vari brani che ho registrato negli anni.
In questo momento sto lavorando alla produzione di un nuovo disco dove ho
registrato alcune opere di compositori molto conosciuti ma mai registrate.
Nell’ultimo anno invece ho dedicato molto del mio lavoro in studio con alcune
uscite in duo con la violoncellista Erica Piccotti, con lei abbiamo un Duo molto
attivo (siamo appena tornati da un tour di concerti in Australia) ed è per me
stupendo condividere la musica insieme a una musicista di altissimo valore
come Erica.”
Quali sono gli strumenti che utilizzi per i tuoi concerti? Preferisci i progetti
tradizionali?
“ Da qualche anno suono una chitarra costruita da un liutaio italiano, Leonardo
De Gregorio, un progetto double top (ma solo legno!) in abete.
Da poche settimane ho cominciato a suonare un nuovo progetto di De Gregorio
in cedro e completamente diverso dal mio, una chitarra che ho in mano da poco
tempo ma che già adoro!
L’unica altra chitarra di liuteria che ho avuto nella mia vita è stata una bellissima
Alessandro Marseglia in cedro modello tradizionale, che mi ha accompagnato dal
diploma in poi per diversi anni
In generale sicuramente preferisco i progetti di liuteria moderna ma non mi
importa molto di questo aspetto, l’importante è sentirmi a mio agio con la
chitarra sotto le mani e che questa risponda bene al mio modo di suonare.
Se poi il progetto è tradizionale o no ha poca importanza…l’importante che suoni
nella maniera che sento giusta per me in quel momento!”
L’insegnamento è l’altro aspetto che caratterizza la tua attività artistica,
cosa ritieni importante trasmettere ai tuoi alunni? Che metodologia
adotti?
“Ho avuto nel mio percorso tutti insegnanti formidabili ma soprattutto “giusti”
per il momento che stavo vivendo.
Per quanto possibile cerco di trasmettere nell’insegnamento ciò che io a mia
volta ho imparato negli anni da loro e sicuramente da ognuno ho appreso un
aspetto diverso da poter applicare alla didattica.
Credo che nella didattica sia importantissimo ovviamente insegnare i principi
della tecnica, dello studio del repertorio, degli stili musicali etc. ma sia anche
fondamentale trasmettere l’amore per la musica, la capacità di esprimere se
stessi attraverso lo strumento e il rispetto per il questo privilegio di cui godiamo
ogni giorno.
Credo che non possa esistere una metodologia universale, ogni allievo è unico e l’insegnante deve adattarsi per tirar fuori il meglio da ciascuno di loro.”
Ritieni importante l’utilizzo dell’improvvisazione nella formazione del
chitarrista classico?
Spesso questo aspetto viene trascurato…
“ Spesso non ci rendiamo conto di che fortuna abbiamo a suonare uno strumento
così versatile, aperto ad ogni genere e duttile come la chitarra.
Credo che l’improvvisazione sia molto importante anche se spesso sottovalutata
nella formazione del chitarrista classico.
L’improvvisazione aiuta a sviluppare la creatività, la sensibilità musicale e anche
una comprensione più profonda dell’armonia e della struttura musicale.
Ma soprattutto, non scordiamoci che suonare è qualcosa che fa bene all’anima e
al cuore prima di tutto ed improvvisare oltre ad essere “utile” è davvero
divertente.
Per quanto possibile cerco sempre di incorporarlo nei miei insegnamenti per
dare agli studenti gli strumenti necessari per esplorare e creare.
In generale credo che avvicinarsi anche a quelli che sono altri generi musicali sia
sempre una buona cosa, spesso ci insegnano moltissimo e ci danno moltissime cose che poi ritroviamo anche quando affrontiamo il repertorio classico.
Abbiamo la fortuna che con la Chitarra accarezzare altri generi sia più facile che
con altri strumenti, quindi…perché non farlo?”
Come vedi il futuro della nostra amata chitarra?
“Sono molto ottimista sul futuro della chitarra classica. Vedo una crescente
apertura verso nuovi repertori e verso la musica da camera che stanno portando
la chitarra a nuovi livelli. In Italia poi abbiamo alcuni tra i migliori chitarristi del
mondo, sia tra i giovanissimi e sia nelle generazioni più “mature”.
La chitarra è uno strumento meraviglioso e piano piano sta trovando sempre di
più il suo spazio all’interno del mondo della musica classica.
Sono sicuro che con il tempo lo spazio dedicato al nostro strumento sarà sempre
maggiore.”
Siamo giunti al termine di questa interessante intervista per i nostri
lettori. Grazie ancora per la tua disponibilità.
“Grazie a voi per l’opportunità di condividere insieme la passione per la chitarra classica…alla prossima e buona musica a tutti!”
breve biografia del Maestro Ciampa
Gian Marco Ciampa si è diplomato con il massimo dei voti, la lode e la Menzione d’Onore nella classe del M° Arturo Tallini presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.
E’ vincitore di più di 40 premi internazionali tra i quali: “Tokyo International Guitar
Competition” (Giappone), “Melbourne International Guitar Competition”(Australia), “XIII
CONCURSO INTERNACIONAL DE GUITARRA CULIACAN 2020” (MESSICO),
“Budapest International Guitar Competition”(Ungheria)”, “Concorso Internazionale Michele
Pittaluga” (Italia)”,”Concorso Internazionale Città di Coria” (Spagna), "Omis International
Guitar Competition"(Croazia), “Concorso Europeo “Enrico Mercatali” (Italia).
Fin da giovanissimo ha avviato un’intensa attività concertistica che lo ha portato a tenere concerti in quattro continenti: Giappone, Australia, U.S.A. , Messico, Cina, Nuova Zelanda, Argentina, Danimarca, Francia, Germania, Croazia, Grecia, Italia, Spagna etc
Nel maggio 2016 viene invitato a tenere un TEDxTalk in diretta mondiale per il prestigioso
evento TEDxLUISS: “Who says classical music is only for old people?” è il titolo del suo
speech.
Attualmente è Docente di Chitarra presso il Conservatorio Statale di Musica“Niccolò
Piccinni”di Bari.