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De Sanctis ringrazia i tifosi partenopei: «Quattro anni davvero fantastici»

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20130903-090550.jpg Morgan De Sanctis ha lasciato il Napoli dopo quattro anni per trasferirsi alla Roma. Ma porterà sempre l’azzurro nel cuore, come ha scritto nella pagina acquistata in agosto sul Mattino. «Il modo migliore per salutare i tifosi».

De Sanctis è intervenuto a Radio Crc per parlare della sua esperienza napoletana: «Mi sembrava poco opportuno essere presente alla presentazione della squadra. La trattativa con la Roma era nel pieno e non volevo prendere in giro i miei tifosi. In quell’occasione mi hanno dimostrato grande affetto, ma anche in tutti i dieci giorni di Dimaro, anche quando sono andato via».

«Ho chiuso come volevo, degnamente, un’esperienza fantastica di 4 anni vissuti sul campo e che meritava di essere conclusa con queste manifestazioni di affetto. Quando si ha il privilegio e l’opportunità di giocare in piazze come quella di Napoli, non si può chiedere di piacere a tutti, ma si ha l’opportunità di farsi apprezzare perché hai molti più occhi a dosso. Napoli ha grande passione e grande attenzione per la squadre. Se questo ti crea grandi pressioni, è anche vero che se riesci ad essere professionista serio tutto questo si trasforma in energia positiva. Sia dentro al campo che fuori riesci a toglierti soddisfazioni immense e così riesci ad avere un rapporto incredibile con i tifosi».

«La Roma è un’altra sfida importante. È una piazza che come Napoli riversa tantissimo affetto nei confronti della propria squadra. Non ho avuto l’opportunità di allenarmi con alcuni nuovi calciatori del Napoli, come Higuain e Albiol, mentre Reina lo conoscevo già, portiere di spessore internazionale. Però ho visto Callejon e Mertens. Il Napoli ha uno dei cinque attacchi potenzialmente più forti d’Europa. È una squadra costruita alla perfezione. La Juve continua ad avere qualcosa in più degli altri, ma il Napoli, anche se ha cambiato tanto, credo che ha fatto dei cambiamenti che l’hanno migliorato. Ora sta al tecnico costruire qualcosa di importante».

«I 4 anni vissuti a Napoli sono stati strepitosi. È mancato l’ultimo step che ci avrebbe consentito di vincere lo scudetto, che è l’obiettivo di questa società. Non ce l’abbiamo fatta perché in questo ultimo anno la Juventus era troppo forte. C’è stato un momento in cui potevamo approfittare del calo della Juve, e mettergli un po’ più di pressione, e forse lì abbiamo peccato di qualcosa. Però dopo lo scontro diretto, quando eravamo a 6 punti, noi abbiamo avuto un cammino strepitoso, ma loro hanno vinto 9 partite su 9 e quindi hanno vinto lo scudetto con un bel po’ di anticipo. Dovevamo essere più bravi prima dello scontro diretto, in modo da giocarci quella partita con un po’ più di pressione sulle loro spalle, ma alla fine è andata così. Mi si storce un po’ la lingua ma va dato atto alla Juventus di essere stata superiore a noi. La vittoria della Coppa Italia è stata la cosa più bella che mi è capitata nell’esperienza a Napoli e la parata che più ricordo è quella sulla deviazione di Quagliarella quando eravamo sull’1-0. È stato il punto più alto della mia carriera in azzurro insieme alla cavalcata in Champions interrotta solo dal Chelsea. Ma il rammarico più grande è stata la Supercoppa di Pechino, condizionata da sfortuna ed episodi poco chiari. Alcune situazioni ci hanno visto sfavoriti, però rimane il fatto che sarebbe stata una grande vittoria.

«L’idea della pagina sul Mattino mi sembrava il modo migliore per salutare il popolo azzurro. Volevo manifestare a tutti i tifosi che ho apprezzato quanto sono stato bene e quanto sono stato orgoglioso di ottenere soddisfazioni con quella maglia addosso. Con quel gesto volevo abbracciare tutti i tifosi azzurri, e considerando ciò che è accaduto credo di esserci riuscito. Sono andato via perché la società precedentemente con l’acquisto di Rosati aveva cominciato a programmare il futuro. Poi, però, per Rosati le cose non sono andate bene, ed allora hanno continuato con me titolare. Poi con l’investimento su Rafael, che è un ottimo portiere, ed allora io che sono molto orgoglioso e competitivo e volevo dimostrare di essere ancora all’altezza ed integro fisicamente. Non volevo che una decisione sulla mia carriera venisse presa negli uffici e non sul campo. Per me è stato davvero un privilegio essere stato quattro anni a Napoli».
Ilmattino.it