Che strano questo campionato del Napoli, che si gioca in tanti altri posti oltre quello in cui, appunto, gioca il Napoli. Il povero tifoso, che non ci è abituato, corre il rischio di diventare strabico o, cosa più probabile, di non riuscire mai a mollare il telecomando, saltabeccando tra un canale e l’altro e tra un tg sportivo e il sito web più aggiornato, senza dimenticare ovviamente gli approfondimenti sulle pagine del giornale. E anche quando si gioca al sabato, come questa settimana, scordiamoci di poterci godere una tranquilla domenica in poltrona, magari con la soddisfazione di esserci anticipati una vittoria che metta pressione agli avversari. Sabato la coerenza di Benitez ha pagato, con il turn over giusto contro gli avversari giusti. Una parte del cuore azzurro ha rimirato con tristezza la squillante terza vittoria in trasferta, tenuto conto del gemellaggio e del genuino affetto che portiamo ai fratelli genoani, obiettivamente troppo brutti per essere veri; e forse la coscienza è tacitata dalla possibilità di aver fatto un favore al Genoa, accelerando il processo di rimozione di un tecnico probabilmente non ancora maturo per la serie A. La partita ha però detto qualcosa: che Pandev, per esempio, può giocare centrale o anche da prima punta, ma mai da esterno, essendo privo della corsa necessaria al lavoro di copertura che il modulo prevede; e che si deve obbligatoriamente fare qualcosa per riportare Cannavaro al livello minimo di sicurezza in se stessi per giocare da difensore centrale a questi livelli. L’importante erano però i tre punti, e l’inversione dell’involuzione che aveva prodotto la brutta figura interna col Sassuolo; quelli sono arrivati. Ma si diceva del seguito della giornata, quando il Napoli non giocava più ma il tifoso ancora sì. Si comincia coi cori milanisti contro Napoli e i napoletani fuori la curva chiusa, con tanto di inviti dello speaker a tacere per evitare ulteriori sanzioni. Ci si chiede per quale motivo i tifosi rossoneri coltivino questo livore contro la nostra città, come se fossimo stati noi a costringerli a inneggiare al colera e al terremoto e a squalificargli la curva; e quanto debba essere imbecille e poco tifoso uno che, non vedendo la partita, vada lo stesso nei pressi della curva come per una veglia funebre a cantare cori deficienti. Ognuno è padrone delle proprie azioni, si dirà; giusto, ma poi se ne deve assumere le dolorose conseguenze, sperando che l’ineffabile Tosel non abbia pericolose amnesie. E la “giornata” è continuata domenica all’ora di pranzo, quando la Torino bianconera è venuta a capo di un rognoso derby fuori casa con un gol viziato da un clamoroso, inequivocabile, evidentissimo fuori gioco. Ora, se chi scrive fosse un tifoso juventino (periodo ipotetico del terzo tipo), sarebbe seccato dal ripetersi di questi errori arbitrali a senso unico: la forza della squadra, la rosa, il valore tecnico non hanno alcun bisogno di aiuti derivanti non da malafede, ma da terribile incapacità condita da una forte sudditanza. Tuttavia, siccome chi scrive è tifosissimo del Napoli, la cosa infastidisce ancora di più. Verrebbe voglia di rispondere alla nota e stucchevole polemica dei 31 sul campo con 2 (punti, tra Chievo e Torino) sul campo, invece dei sei in classifica che la fortissima Juventus ha incamerato regale, rinunciando nobilmente a ogni polemica sugli arbitri (e ci sarebbe pure mancato). Un occhio azzurro è stato rivolto anche a Londra, dove troveremo un Arsenal primo in classifica e vincitore come noi in trasferta nell’ultima di campionato, in Galles contro lo Swansea. Una brutta gatta, non c’è dubbio; ma lo siamo anche noi per loro, no? di Maurizio De Guovanni
Fonte: Ilmattino
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