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XXXIV di Sacerdozio. Don Franco Rapullino: il mio nome è…Grazie

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di Eliana Del Prete

“Quando l’Angelo mi chiederà di pronunciare ad alta voce il mio nome prima di entrare nel Tuo Regno, io Ti risponderò senza esitare, il mio nome è…Grazie”
Termina così la riflessione di don Franco Rapullino, Parroco di San Giuseppe a Chiaia, a conclusione della solenne celebrazione svoltasi domenica scorsa quale rendimento di grazie a Dio in occasione del suo XXXIV anniversario di sacerdozio. Il 15 giugno scorso, infatti, alla presenza di una chiesa gremitissima, il sacerdote ha sottolineato come “il consacrato non è un pupazzo nelle mani di Dio, ma rimane sempre la domanda: se puoi, se vuoi, seguimi”. “Un uomo deve scegliere e non accettare il proprio destino” – prosegue don Franco – ricordando questi tantissimi anni di sacerdozio come una scelta della propria volontà e non un’imposizione. Parroco a Montalcinello prima e a Santa Lucia a Siena poi, il disegno di Dio prosegue a Napoli: Portacapuana, Piazza Vittoria, la Riviera di Chiaia, sono le sfide che il Signore gli ha lanciato e che egli ha accettato senza mai voltarsi dietro.
Una data, il 15 giugno, che non celebra la persona ma il Mistero di Cristo e che viene segnata anche dalla chiusura dell’Anno Pastorale così come la sua apertura, il 14 settembre, concomitanza con la festa onomastica del Cardinale Crescenzio Sepe.
Nel giorno che coincide per la Chiesa con la commemorazione del Mistero Trinitario, il concelebrante padre Salvatore Farì, Pro-Vicario della Vita Religiosa della Diocesi di Napoli, nel corso dell’omelia ha inteso sottolineare come il sacerdote sia “innanzitutto uomo di Dio” ricordando quanto sia importante qualificare, ciascuno le nostre Relazioni di persona, vivendo per l’altro in funzione del Signore.
Durante lo svolgimento della messa – alla quale ha presenziato il diacono Leo Memoli – i bambini del catechismo che da poco hanno ricevuto la Prima Comunione, hanno voluto salutare il proprio parroco indossando nuovamente l’abito battesimale utilizzato in occasione dell’Incontro con Gesù. Ciascun piccino, con grandi foto alla mano, ha ricordato attraverso immagini quanto di bello e grande è stato condiviso in questo Anno Pastorale.
E poiché l’amore di Dio non concede tregua, sulle parole di uno scrittore russo don Franco si congeda dall’assemblea.
“ove vado? Dove mi volgo? Sono stato chiamato, come Mosè sulla vetta della montagna a intercedere per il mio popolo. Non posso scendere finché non mi porteranno giù morto. Non posso salire finché il Signore non elegge di chiamarmi a Se. Il massimo che possa aspettarmi dai miei fratelli nella Chiesa è che tengano su le mia braccia quando sarò stanco di questa intercessione lunga come una vita…..Ed ecco che si delinea un altro mistero; che io, chiamato a spender tanto, mi trovi così povero nelle cose che sono di Dio…”