Home Succede in città L’incendio del Campanile di Piazza Mercato, oggi come all’epoca di Masaniello.

L’incendio del Campanile di Piazza Mercato, oggi come all’epoca di Masaniello.

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di Eliana Del Prete

Napoli, ore 22,00. Largo del Carmine.
Si spengono le luci della piazza, ‘o sorece –il topo, il razzo così chiamato in gergo dai tecnici- in un riecheggio di esplosioni, colpisce il campanile e lo incendia, mentre una pioggia di fuochi colorati illumina a giorno la piazza. Pian piano l’incendio raggiunge la croce posta a 75 metri di altezza, mentre alla presenta di una folla attonita, si conclude la simulazione dell’attacco ad un fortino in legno come avvenne all’epoca di Masaniello quando, il capo dei lazzari, organizzò la sua rivolta proprio durante i preparativi della festa della Beata vergine Maria del Monte Carmelo. Così, ogni anno, il 15 luglio, la città devota alla Madonna Bruna, rinnova con bengala e girandole pirotecniche questa pagina di storia. Quando ebbe inizio questa usanza non è noto, un fatto è certo, già all’epoca dei Borboni, i re di turno, per omaggiare la Vergine, le “regalavano” due barili di polvere pirica da utilizzare per gli spettacoli. Con ogni probabilità questa tradizione ebbe inizio nel 1500 dopo i prodigiosi avvenimenti del pellegrinaggio a Roma.”Risalire all’epoca delle prime manifestazioni è davvero difficile, tuttavia questa è sempre stata la festa dei fedeli, di quanti invocano “mamma d’o carmine” , lo provano alcune testimonianze ricavate dai registri superstiti conservati nell’Archivio di Stato dove, restano tracce di donazioni ed offerte dei devoti. Il ritrovarsi in migliaia ai piedi della Madre crea un senso di appartenenza filiale e, nell’immaginario collettivo, rappresenta il soccorso che la Madonna non nega ai suoi figli nel momento del bisogno, spegnendo l’incendio.
La Chiesa di S Maria del Carmine è particolarmente cara ai napoletani soprattutto per il suo valore storico- artistico e perché luogo di sepoltura dei resti mortali di Masaniello purtroppo trafugati – così propende la storia – in occasione della Rivoluzione napoletana del 1799 per ordine dei Borboni che ravvisavano in essi motivo di rivolta da parte del popolo. A metà della parete destra dell’edificio sacro si individua il luogo dove il “generalissimo” parló al suo popolo prima di essere tradito ed ucciso da alcuni stessi rivoltosi e fatto decapitare post mortem da un macellaio.
La testa, fu portata in segno di vittoria per la città così come il corpo. Solo grazie all’opera pietosa di alcuni scugnizzi e donne furono ricomposte corpo e capo ricucendoli tra loro.

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