Due premesse prima di tutto: l’agibilità per lo stadio San Paolo non è in discussione e con ogni probabilità arriverà già domani; il lavoro svolto dal Comune e dalla società Calcio Napoli di concerto per fare i lavori alla struttura di Fuorigrotta è stato ottimo tanto che dalla Prefettura filtrano al riguardo conferme circostanziate. Detto questo, la Procura ha acceso i riflettori sul San Paolo da mesi e mesi e quello che rimbalza è che ha acquisito pochi giorni fa la documentazione relativa ai passati certificati di agibilità, con riferimento agli ultimi 7-10 anni. Una acquisizione di documenti specifica, figlia molto probabilmente delle stesse denunce partite da Palazzo San Giacomo. Gli investigatori hanno bussato anche alla porta della «Commissione provinciale di vigilanza per il pubblico spettacolo» di nomina della Prefettura e permanentemente riunita a Palazzo di governo, dove hanno chiesto anche qui la documentazione sulla stadio per lo stesso periodo. Due le opzioni giudiziarie: è stato aperto il classico fascicolo, il «Modello 45» che finisce nel registro degli atti non costituenti notizia di reato, quindi i documenti richiesti potrebbero rimanere lì senza conseguenze. Oppure la documentazione sotto esame entra a far parte di uno dei filoni di inchiesta che riguardano il San Paolo. E va da sè – in questo caso – che c’è una indagine già operativa sul rilascio dei certificati di agibilità. Una questione spinosa, vale la pena ripercorrerla burcraticamente per capire come è composta la filiera delle responsabilità. Il San Paolo è di proprietà del Comune, ogni anno per essere aperto al pubblico spettacolo passa al vaglio della Commissione che fa delle prescrizioni. Il parere di questo organo è obbligatorio ma non vincolante. Perché è il Comune che deve di fatto rilasciare l’agibilità. A maggior ragione trattandosi di un proprio bene. Come ribadito in maniera netta da Palazzo San Giacomo, erano almeno due lustri che l’agibilità veniva rilasciata senza che le prescrizioni della Commissione fossero messe in campo. Tanto che i saggi sulla statica non erano addirittura mai stati fatti. Ora questi rilievi – come quelli che riguardano le norme antincendio e dell’impiantistica – sono stati effettuati. Perché dunque i dirigenti del Comune che devono apporre la firma sotto il certificato di agibilità hanno preso altro tempo fino a ipotizzare che solo domani potrebbe essere il giorno del certificato? L’attenzione della Procura è giustamente molto forte, nessuno – in buona sostanza – vuole correre il rischio di trovarsi sul banco degli imputati un minuto dopo il rilascio dell’atto. Di qui il leggere e rileggere i saggi e le analisi costate oltre un milioni. Basta pensare ai 450 carotaggi effettuati da 4 imprese. Ora questo lavoro di cesello di un atto mai fatto prima dal Comune sembra essere davvero in dirittura d’arrivo. È partita una lettera al Calcio Napoli dove si dice, detto in maniera molto pratica, che è tutto a posto. Servono solo alcune nuove bocchette antincendio. Una spesa molto minima, poche centinaia di euro, che però la dice lunga sull’attenzione che c’è nel consegnare un certificato di agibilità che alla fine è un atto monocratico e che porterà la firma di un solo dirigente. Non si trascura nessun particolare esattamente come sta facendo la Procura. Gli interrogativi che si pongono su quel fronte sono tanti: perché una documentazione sullo stato di saluto del vetusto impianto di Fuorigrotta arriva solo a luglio del 2013? Su quali basi lo stadio è stato aperto al pubblica negli anni scorsi? Domani arriverà probabilmente la certificazione di agibilità del Comune. Poi bisognerà attendere l’esito delle indagini per capire se c’è stato un eccesso di zelo oggi oppure una melina burocratica prima per bypassare i controlli. Di Luigi Roano
Fonte: ilmattino
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