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Mertens: Adesso prendiamo la Roma

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20140107-121602.jpg La classe di Mertens illumina il match dell’ora di pranzo dell’Epifania. Due dolcissime reti infilata nella calza in dieci minuti e alla fine di tutto un pensiero gentile raccontato ai microfoni lanciati verso di lui: «Sì, ho una dedica speciale: a Napoli. Un posto dove sono felice di vivere». Grandiosa e felicissima partita, la sua, proprio come accade quando si è felici e tutto sembra nascere da un’unica gioia. In fondo, qualcosa del genere lo sosteneva pure Hemingway: bisogna scrivere solo quando si è felici. Dries Mertens, 26 anni, non scrive, gioca a pallone ma la sostanza è la stessa. Gioca splendidamente bene perché a Napoli si è ambientato meravigliosamente. Contro la Sampdoria lui (con Higuain) ha mostrato quella luce dentro, quella luce capace di illuminare ogni cosa. Gli bastano 8′ nella ripresa per unghiare la sfida con i liguri: un falco. Il resto lo combinerà più tardi, con calma, firmando un calcio di punizione che lascia di stucco Da Costa. «È la prima doppietta qui con la maglia azzurra: sono contento che il Napoli abbia vinto. Non pensiamo allo scudetto, nel mirino c’è solo la Roma e il secondo posto. Poi però c’è tutto il girone di ritorno. Venti partita sono davvero tante. Quella con la Samp è una vittoria significativa». Dries è così piccolo ma così imprendibile. Si ispira a Ribery che il suo idolo fin da ragazzino. Nel Napoli pare il gemello di Insigne. Ma non lo è: i due si beccano quando c’è da battere la punizione che porterà al 2-0. Come se fiutassero il profumo della rete. È stata probabilmente la sua partita migliore: due gol che portano a 4 il bottino in serie A. Peraltro non segnava una doppietta da 11 mesi: era il 2 febbraio e la vittima fu l’Ado Den Haa. La partita di Mertens è un capolavoro di leggerezza e sostanza, è raro che le due cose procedano insieme, un balletto alla Scala e una scalata. Gol pesanti come marmo, d’altronde, i suoi: contro la Fiorentina nel blitz del Franchi e quello contro l’Inter. Ma il belga che nella sua Patria accostano a Messi (sarà l’altezza) e che sogna un ruolo di primo piano ai prossimi Mondiali (ma c’è Eden Hazard a rovinargli da sempre i programmi) è protagonista di una partita eccezionale con decine di palloni accarezzati, stoppati al volo, persino «un sombrero» e «una rabona» che poi gli sono costati un ritorsivo calcione da dietro da parte di Regini. Sponde strettissime da panno verde, assist, recuperi, scatti per svellere da solo mezza Sampdoria. È stato come se tutta la partita, e ovviamente tutto il Napoli, gravitassero sull’asse tra Gonzalo e Dries, la strana coppia che poi festeggia mettendosi le dita negli occhi. Mertens è un bravo ragazzo e si vede. «Neppure io mi aspettavo un inserimento così rapido in azzurro: qualche difficoltà all’inizio c’è stata soprattutto per la lingua ma al Psv Eindhoven ho maturato grande esperienza, ora sono felice qui e non mi sembra di aver trovato grandi difficoltà nell’impatto con la serie A». Dries festeggia e va via. Giurano che tra i primi a inviargli un sms sia stato Radja Naingollan, il compagno di nazionale con cui ha trascorso persino la notte di Natale. In fondo, appena Mertens firmò per il Napoli, a giugno, il cagliaritano a un passo dalla Roma (ma che il Napoli si coccola da tempo) gli diede il benvenuto: «È bello sapere che giocherai in Italia». Difficile sapere se abbia recitato un qualche ruolo in queste ore in cui il centrocampista cagliaritano sta decidendo il suo futuro. di Pino Taormina
Fonte: Ilmattino