20130810-092054.jpg Spettacolo, spettacolo, spettacolo. E quindi la partita. A seguire, come se fosse un corollario. Tant’è che il test match col Benfica inizia 8 minuti in ritardo rispetto al previsto proprio per dar spazio allo show in diretta tv rinviato una settimana fa perché quel giorno, con le lacrime a pochi chilometri, non c’era nulla da fare festa. Nel mondo di De Laurentiis, e quindi in quello del Napoli e dei suoi tifosi, fanno la loro apparizione non solo Higuain titolare e Reina al debutto dal primo minuto al San Paolo, ma soprattutto cinquanta scalmanate ragazze con body luccicante, il top con la scritta «Napoli», il gonnellino svolazzante che a tempo di musica hanno regalato piroette e capriole agli oltre trentacinquemila tifosi che hanno riempito lo stadio in questa strana notte di agosto più caraibica che napoletana a causa del cielo gonfio di pioggia e lampi a squarciarlo. La partita è la partita, ma prima c’è ancora un’altra curiosità, quella per il nuovo inno: i tifosi si lamentavano che il Napoli non ne avesse uno di suo, di originale, ma che dovesse aggrapparsi alla tradizione canora appropriandosi di «’O surdato ‘nnammurato». E lui, il presidente azzurro, ha fatto rielaborare il brano da un gruppo di musicisti di Los Angeles. Le cheerleaders e l’inno, certo, sono gli altri regali di un presidente amatissimo. Ovvio, i regali più belli sono quelli che scendono in campo contro il Benfica per la terza edizione della Msc Cup. Compreso Rafa Benitez. Lo spagnolo si presenta vestito a puntino, con tanto di cravata di ordinanza e vestito scuro da damerino. Si concede con (finta) indifferenza ai fotografi che per qualche minuto lo tempestano di flash. Lui, Rafa, sa di essere tra le star di questo Napoli: e allora si mette in posa, sceglie la sequenza e persino lo sfondo dove farsi fotografare. Un clic dopo l’altro prima di lasciare spazio alle cinquanta ragazze pon pon su cui per un po’ si sono concentrate le attenzioni di tutti. Ragazze nella categoria in cui hanno mosso i primi passi famose star di Hollywood come Ann Margret, Raquel Welch e Meryl Streep, popolari cantanti come Carly Simon e Madonna, e persino due divi della comicità come Jerry Lewis e Steve Martin. Dai monitor sono apparsi i sorrisi dolcissimi e un po’ smarriti di aspiranti veline e letterine che devono accontentarsi di saltellare sul prato del San Paolo come delle indemoniate sulle note «A little party never kill somebody» della cantante statunitense Fergie, un brano che fa parte della colonna sonora del Grande Gatsby. Tutto è curato nei minimi dettagli, per carità. Persino la bandiera americana col marchio del Napoli che sa tanto di De Laurentiis ma che dal pubblico azzurro non è stata molto apprezzata. Già c’è la partita. Anche questa un kolossal. E poiché nei film che contano c’è sempre poco di made in Italy, ecco che dalla formazione di Benitez non c’è quasi più traccia di giocatori nostrani. Ci sono solo Insigne e Mesto a tenere alta la bandiera italiana. Di Pino Taormina
Fonte: ilmattino